12° Tappa
FAENZA – RONCO – BAGNACAVALLO

FAENZA(35m  s.l.m.)

BAGNACAVALLO(11 s.l.m.)

Dislivello: ↑10m ↓26m

Lunghezza: 26 km

Tempo: 7 h

Collegamenti: parco fluviale del Lamone, canale Naviglio Zanelli

Per i referenti percorsi, posto tappa, e timbrature consultare la pagina contatti.

Descrizione della tappa 

È l’ultima tappa del lungo cammino che si conclude alla chiesa di S. Michele…praticamente si segue per la quasi totalità il Parco fluviale del Lamone

Partendo dalla cattedrale si percorre Corso Saffi in direzione SE ed in breve si raggiunge il ponte sul fiume Lamone. Intraprendere l’itinerario sull’argine destro che ricalca in pratica il percorso del parco fluviale. L’argine è pulito, ben tenuto e sovrasta orti e campi coltivati e bastano pochi metri per osservare “dall’alto” il panorama della città scorgendo campanili e cupole.

Ben presto, prestando attenzione, si avvistano a destra del sentiero, pietre sagomate e a fatica si riesce a decifrare la dicitura su di esse scolpita. Pochi centinaia di metri più avanti se ne incontra una che appare ben conservata e riporta il nome della golena sottostante. Quindi probabilmente anche le altre riportavano il nome attribuito alle zone che venivano sommerse nei periodi di piena. Dopo circa h 1.00 si avvista sulla destra un monumento funerario detto di S. Barnaba rinvenuto nel 1902 di età romana che fa parte senz’altro di una più vasta necropoli dislocata, si presume lungo la via Faventina, che collegava Ravenna a Firenze – Roma. Si tratta di una costruzione quadrata (mt 2,40 di lato) formata da blocchi parallelepipedi di “spungone”. Proseguendo dopo circa h 2.00 si raggiunge il ponte sul Lamone che ci separa dall’abitato di Ronco. Subito dopo il ponte si incontra il cimitero dove riposa Padre Daniele, missionario assassinato in Perù nel 1997, e più oltre sorge la chiesa di Santa Margherita nel cui resedio è stata posta una croce dedicata a Padre Daniele.

Si prosegue sull’argine destra sottopassando l’autostrada e poco dopo si incontra sulla destra la chiesa di Saldino; si prosegue su stradello asfaltato sempre costeggiando il Lamone alternando a tratti su erba. Più avanti si attraversa, prestando attenzione, la SP 302 e si imbocca Via Fossolo sempre sul parco fluviale del Lamone. Poco oltre oltrepassiamo il canale emiliano-romagnolo e subito dopo si scorge il ponte di ferro della ferrovia e la SP 20.

Alla nostra destra tra i campi coltivati si può avvistare il magazzino Villa Spadina già dei Conti Severoli di Faenza, distrutta al termine della 2a guerra mondiale. Nel 1851 nel roccolo della villa fu ucciso Stefano Pelloni il bandito detto “il Passatore” dal mestiere (traghettatore) che svolgeva il padre nella vicina Boncellino.

Proseguendo si avvista sulla destra al di là dell’argine sinistra il campanile della chiesa di Boncellino mentre sulla destra alcune aziende agricole, una vasta tenuta di cavalli e dopo aver superato un altro ponte di ferro della ferrovia, ci appare Palazzo S. Giacomo. Da qui si percorre una comoda carraia bianca fino a giungere al ponte della SP253 che supera il Lamone in prossimità di Bagnacavallo. Si prosegue diritto e sempre su carraia si raggiunge uno stretto ponte ciclabile e pedonale che conduce all’abitato di Traversara. Ci si dirige in direzione NO superando la chiesa, più avanti a destra il cimitero e su via Traversara in circa h 1.00   raggiungiamo Bagnacavallo e attraversando la SP 8 ci si collega alla pista ciclo-pedonale che corrisponde al tratto terminale della 3a tappa.

 

Depliant duomo di Faenza

Palazzo San Giacomo visto dal rivale del fiume

Punti di interesse

“Il “Parco Fluviale del Lamone” è stato prescelto nel contesto di “Oplà” come progetto finanziabile dal Comune di Faenza e presto in cantiere.

Assistiamo da anni alla crescita di iniziative che mirano a riscoprire percorsi ecologici. Gli obiettivi vanno dall’incentivazione del  turismo ecologico di passaggio, tra i quali il cicloturismo che  è in forte sviluppo. Il corso del fiume Lamone, dalla foce nel mare Adriatico , tra Casal Borsetti e Marina Romea, fino all’Appennino,  e dall’Appennino all’Adriatico, offre con i propri argini una via percorribile sia in  bici che pedonale  toccando molti punti di valenza paesaggistica, storica e archeologica, culturale, eno-gastronomica. Un progetto, “Lamone Bene Comune”, ha realizzato negli anni 2011/2013 incontri, convegni e stampati che lo testimoniano. Questo può essere integrato promuovendo un “Parco Fluviale del Lamone”, la cui “ossatura” è un percorso naturalistico ciclo-pedonale, in gran parte su argini sterrati, che va da Marina Romea/Casal Borsetti per giungere alle sorgenti del fiume.” ( il Piccolo 2014)

Viae Misericordiae in buona parte percorre queste zone metendone in risalto le caratteristiche ambientali e storiche.

Monumento funerario detto di San Barnaba – Faenza

IL monumento funerario, ambito culturale romano, (età romana, di epoca repubblicana III/II secolo a.C.). E’ visibile la porzione inferiore di una struttura a pianta quadrata con elementi murari in filari di blocchi lapidei calcarei, probabilmente del tipo ad “edicola” cuspidata come analoghi monumenti funerari sarsinati. Nell’ area interna racchiudeva resti sepolcrali e suppellettile di corredo.

Rinvenuto agli inizi del XX secolo sull’argine destro del Lamone, è stato ricostruito e ricollocato nei pressi dell’originario luogo di ritrovamento. Si riferisce probabilmente ad un personaggio di classe agiata il cui sepolcro faceva parte di una più vasta necropoli dislocata lungo la via Faventina, la consolare romana che collegava Roma con Ravenna.

( Istituto per i beni artistici, culturali e naturali dell’Emilia Romagna – IBC)

 

 

 

 

 

 

Nella Frazione di Ronco ( cimitero parrocchiale) presso il parco fluviale del Lamone troviamo la tomba del Servo di Dio Padre Daniele Badiali.

Servo di Dio Padre Daniele Badiali     

Daniele Badiali,  nasce a Faenza il 3 marzo 1962; la sua è una numerosa famiglia di agricoltori che abita nella parrocchia di Ronco, nella campagna faentina.
Dopo aver frequentato le scuole medie ottiene il diploma presso l’Istituto Professionale per l’Agricoltura di Faenza.
Nell’estate del 1977 partecipa al primo campo di lavoro per le Missioni dell’operazione Mato Grosso, organizzato dall’omonimo movimento giovanile che nasceva dieci anni prima ad opera del salesiano p. Ugo De Censi. Parte così il primo gruppo di ragazzi, provenienti da varie parti d’Italia, per l’America Latina.
Di ritorno dal Perù, dove era vissuto a stretto contatto coi più poveri e le loro necessità, Daniele, in accordo con il vescovo di Faenza Mons. Francesco Tarcisio Bertozzi, entra nel seminario di Bologna nel settembre 1986.
Dopo aver completato il percorso di studi,  il 22 giugno 1991 viene ordinato presbitero a Faenza dallo stesso vescovo. Così, nell’agosto dello stesso anno, p. Daniele parte per il Perù come sacerdote “fidei donum” della diocesi di Faenza-Modigliana per la diocesi di Huari ed il 1° settembre fa l’ingresso nella sua parrocchia di San Luis.
I suoi ultimi anni di vita sono stati di una  intensa attività nel  prendersi a cuore i bisognosi e le sofferenze della povera gente che  diventa il modo concreto attraverso il quale poter far entrare nell’anima delle persone la sete di Dio.
Nel 16 marzo 1997, dopo aver celebrato la messa domenicale a San Luis e a Pomallucay, si reca a Yauya, per la celebrazione serale. Sulla strada del ritorno, con altre sei persone a bordo della jeep, vengono fermati dai banditi armati che cercano un italiano in ostaggio. Rosamaria scende e P. Daniele subito si offre al suo posto e
legge il biglietto consegnatogli dal bandito con la richiesta di riscatto.
P. Daniele viene sequestrato, mentre il bandito minaccia con due spari tutti gli altri passeggeri e incita l’autista della jeep a ripartire.
Il corpo di p. Daniele viene ritrovato il giorno 18 marzo in località Acorma, poco distante da San Luis, in una scarpata piena di pietre, ucciso da un colpo di pistola alla nuca.
Il 24 marzo 1997, nel pomeriggio, avviene il rito funebre nella Cattedrale di Faenza con la partecipazione di tantissimi fedeli fra cui molti giovani.
La salma è tumulata presso la chiesa parrocchiale di Ronco di Faenza.
Il processo di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio padre Daniele Badiali è iniziato il 20 marzo 2010.
La fase diocesana del processo si è conclusa il 19 ottobre 2014.
Per maggiori informazioni: www.padredanielebadiali.it

Monumenti d’ interesse storico e artistico nel territorio del Comune di Russi

Chiesa arcipretale di S. Apollinare

La chiesa, che si affaccia sulla centrale Piazza Farini, è dedicata a S. Apollinare. La costruzione, su un progetto dell’architetto G. B. Campidori di Faenza, fu iniziata nel 1783 e terminata nel 1788.
Internamente conserva alcune statue, opera dei celebri plastificatori faentini Ballanti Graziani, mentre l’altare maggiore, di fine fattura con marmi pregiati, proviene dalla soppressa chiesa delle Monache del Corpus Domini di Ravenna.
Inoltre troviamo nella chiesa arcipretale le due tombe delle beate; Margherita Molli e Gentile Giusti: Le notizie sulla beata Margherita Molli e della sua discepola e parente, beata Gentile Giusti, sono state riportate nell’edizione del 1535, di una “Vita di due Beatissime Donne, Margarita et Gentile”, compilata su notizie in parte ricevute dalla stessa Gentile Giusti, dal Canonico Regolare Lateranense (Agostiniano), padre Serafino Aceti de’ Porti da Fermo (1496-1540); quindi contemporaneo delle due beate. Ebbero il dono della profezia, come pure quello di operare miracoli.

Margherita predisse la battaglia di Ravenna del 1512, il Concilio di Trento (1545-1564) e la vittoria di Lepanto del 1571. Margherita Molli veniva da tutti chiamata “la Madre, la Santa”.
Nel 1485, a 43 anni, lasciò Russi e si recò a Ravenna, creò la Confraternita del Buon Gesù, che dopo la sua morte, per opera del discepolo Girolamo Maluselli, coadiuvato dall’altra discepola Gentile Giusti, diventerà la ‘Congregazione dei Preti del Buon Gesù’, la cui opera fu molto attiva a Ravenna e in Romagna. Margherita Molli morì a Ravenna il 23 gennaio 1505; nel 1659 le sue reliquie furono unite a quelle della beata Gentile Giusti.  le reliquie delle due beate riposano nella chiesa arcipretale di S. Apollinare in Russi da più di centoanni, oltre a quelle del venerabile Maluselli e del figlio della Gentile don Leone. Il tutto ferificato da una recente ricognizione Canonica.

La nobile villeggiatura dei Rasponi
Il Palazzo di San Giacomo sorge nel territorio di Russi in prossimità dell’argine destro del fiume Lamone, a circa due chilometri dal centro abitato, ed è attualmente di proprietà comunale.
Fu costruito da Guido Carlo Rasponi alla fine del XII sec. anche per onorare la nomina a cardinale del fratello Cesare. I soffitti delle sale del piano nobile sono dipinti con temi mitologici ed allegorici; si tratta del più vasto ciclo pittorico del sei/settecento presente in Romagna. Nel 1774 si aggiunse la cappella esterna dedicata a S.Giacomo. Da qui c’è la possibilità di raggiungere, percorrendo circa mt 1.700 il Parco della Villa Romana, percorrendo via Carrarone Rasponi e via Fiumazzo. La Villa risale alla prima epoca imperiale (I sec. II sec. d.C.) sorta su precedente costruzione di epoca repubblicana. E’ una delle ville rustiche meglio conservate dell’ Italia settentrionale.
orari: dal lunedì al sabato  9.00-19.00
domenica   14.00-19.00
tel. 0544.581357   sito: www.archeobo.arti.beniculturali.it/russi/index.htm

 

Chiesa di San Giacomo

La chiesa di San Giacomo Apostolo, collegata da un passetto interno all’omonimo palazzo appartenuto alla nobile famiglia Rasponi di Ravenna, fu edificata a partire dal 1750 circa per volere del Marchese Cesare Rasponi e completata nel 1774.
Nel 1780 l’Arciduca di Milano, Ferdinando, figlio dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, nominato Governatore Generale della Lombardia asburgica, soggiornò al Palazzo di San Giacomo insieme con la moglie Beatrice d’Este e magnificò la bellezza della chiesa sottolineando come assomigliasse alla Chiesa che l’Arch. Piermarini stava costruendo nella Villa Reale di Monza, divenuta poi reggia dei Savoia, re d’Italia.
La chiesa di San Giacomo era adornata fino agli anni’80 del XX secolo con tre tele attribuite a Cristoforo Utemperger oggi conservate presso il Museo Diocesano di Faenza.

Complesso archeologico della Villa Romana

Nel III secolo a.C. la conquista romana occupa la parte sud-est della nostra regione (Ariminum).
Dopo la costruzione della via Emilia (187 a.C.), si procedette alla suddivisione razionale del territorio agricolo con la centuriazione che consisteva nella formazione di un reticolato costituito da decumani (il decumano massimo era la via Emilia) e da cardini.
Ogni quadrato di 50 era suddiviso in unità quadrate via via minori fino alla più piccola, la centuria, che misurava per lato 710 metri, dove potevano risiedere al massimo due famiglie contadine.
Il sistema produttivo era basato sulla presenza della Villa Rustica, come testimonia l’agronomo Catone (II sec. a.C.).
La Villa di Russi, la più conosciuta e conservata della nostra regione, rispondeva alle caratteristiche della Villa Rustica di Catone: sorgeva lungo un corso d’acqua navigabile (forse il Vatrenus, l’attuale Santerno, o un ramo del fiume Lamone); vicino a una strada importante, l’asse Faventia-Ravenna che a sua volta si congiungeva con la Salara (Bologna-Ravenna); era ubicata nei pressi del mare e vicino a Ravenna (consistente centro urbano con il porto per la flotta romana).
Fino al I sec. a.C. tali ville rustiche erano modeste case di campagna di dimensioni ridotte. Si producevano cereali, vino e frutta e si allevavano pochi animali da cortile, suini, bovini, ovini e caprini. La produzione bastava alla sopravvivenza della famiglia e le eccedenze confluivano in un modesto commercio locale.
In epoca augustea, con la costruzione del porto di Classe e il conseguente ampliamento del centro urbano di Ravenna, che richiese un consistente e continuo approvvigionamento dalle campagne limitrofe, la Villa di Russi si ampliò notevolmente nelle sue strutture, come risulta dall’analisi degli scavi.
Il sito archeologico fu messo in luce, casualmente, per la prima volta nel 1938 durante gli scavi in una cava di argilla. A 11 metri di profondità dal piano-campagna, furono trovate tracce di impianti termali successivamente ricoperti a causa degli eventi bellici.
Nel 1953 iniziò la nuova campagna di scavi seguita da molte altre, ancora non ultimate, e che fece emergere la parte centrale della Villa. Attualmente visitabile Info: tel. 0544 581357

Musei nel Comune di Russi

PER  ALTRE INFORMAZIONI:

PRO LOCO RUSSI: Via Cavour 21, 48026 Russi RA, Telefono 0544 587670

LA MAPPA DEL PERCORSO

tappa PDF Viae Misericordiae

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