QUARTOLO (71m s.l.m.)
FOGNANO (125m s.l.m.)
Dislivello: ↑125m ↓176m
Lunghezza: 19 km
Tempo: 4h
Collegamenti:Via di Dante – Alta Via dei Parchi-Cammino di S. Antonio – Parco Regionale Vena del Gesso-Parco Carnè.
Per i referenti percorsi, posto tappa, e timbrature consultare la pagina contatti.
Pro loco Brisighella: 0546 81166, sito: www.brisighella.org
Descrizione della tappa
Tappa che si sviluppa per buona parte in un territorio unico che ha come scenario i calanchi e il Parco della Vena del Gesso.
Percorriamo via Firenze (sp 302) in direzione Ovest in breve raggiungiamo un passaggio a livello,lo superiamo lasciandoci a sinistra via Molino del rosso,superiamo il km 91 e all’altezza del km 90,300 svolta a destra in via Montecchio.
Su asfalto in leggera salita con bella vista a destra dei calanchi raggiungiamo un pilastrino dove incrociamo il sentiero 505 CAI che percorreremo interamente rimanendo sui crinali fino a raggiungere la provinciale sp 23 in prossimità della grotta “tanaccia”. Svoltiamo a destra e dopo aver superato il ristorante “il manicomio” dopo circa 200 mt svolta a sinistra in via Rontana costeggiamo Cà Varnello e raggiunta Cà il Borgo svolta netta a sinistra seguendo anche il sentiero 511 CAI che prima su comodo stradello poi tra un boschetto e ginestre ci conduce alla chiesa del Monticino che ammiriamo dall’alto con vista sul castello e la torre dell’orologio. Giunti nel piazzale della chiesa a destra è possibile salire verso la basilica; proseguiamo in ripida discesa in un vialetto di cipressi e sbuchiamo sulla provinciale che percorriamo per 100 mt. Fino al castello dove imbocchiamo le scale che ci condurranno nel centro storico di Brisighella. Attraversata la piazza principale percorriamo via Baccarini che ci conduce sulla sp 302 e ci dirigiamo a destra verso la stazione ferroviaria. Di fronte alla scuola elementare attraversiamo la strada per rimanere su di una lunga pista pedonale che ci condurrà fino a Pieve di Thò. Svolta a sinistra su asfalto fino all’incrocio con via Zolle che imbocchiamo a destra e la percorriamo fino a raggiungere una cabina con pannelli solari, qui svolta a destra su carraia tra campi coltivati e un casolare con aia, sempre tra frutteti e campi raggiungiamo un comodo guado e proseguiamo a destra tra piantagioni di kiwi in leggera salita raggiungiamo un altro casolare e superatolo incrociamo la strada asfaltata che imbocchiamo verso destra e ci appare l’abitato di Fognano. Attraversiamo un piccolo nucleo di case e poco dopo incrociamo via Campiume che percorreremo nella tappa successiva, noi invece svoltiamo a destra e di fronte a noi compare il convento delle suore domenicane dove si conclude la nostra tappa.
Luoghi d’interesse
I reperti archeologici testimoniano come la vallata del Lamone ospitasse insediamenti umani fino dall’età neolitica e, successivamente, anche popolazioni di origine celtica; ma fu l’occupazione romana a valorizzarla con la costruzione della Via Faentina (in origine Via Antonina 150 a. C.) percorsa dalle carovane che portavano il sale dalle Saline di Cervia a Roma.
Le origini del borgo risalgono alla fine del Duecento quando Maghinardo Pagani, considerato il più grande condottiero medioevale della Romagna (citato anche da Dante nella Divina Commedia) edificò su uno dei tre colli quella che divenne la torre fortificata più importante della vallata, ai cui piedi si sviluppò il Borgo.
Il centro storico domina l’Antica Via del Borgo, una strada coperta del XII secolo, sopraelevata ed illuminata da mezzi archi di differente ampiezza, baluardo di difesa per la retrostante cittadella medioevale. Famosa in virtù della sua architettura particolarissima, è nota come “Via degli Asini” per il ricovero che offriva agli animali dei birocciai che l’abitavano.
A Brisighella, che ha dato i natali ad otto cardinali, gli edifici sacri sono numerosi: su tutti spicca la Pieve di S. Giovanni in Ottavo, (o Pieve del Thò), eretta attorno al quinto secolo e ricostruita in forma più ampia tra l’XI e il XII, all’ottavo miglio dell’antica via romana che da Faenza portava in Toscana. Le sue origini sono assai remote e la fanno risalire a Galla Placidia, figlia di Teodosio, che l’avrebbe fatta erigere con i resti di un tempio dedicato a Giove Ammone. L’epoca della sua costruzione è ignota, probabilmente sorse tra l’VIII e il X secolo. È detta “in ottavo” perché collocata all‘ottavo miglio della strada romana (“Via Faventina”, indicata nella Tavola Peutingeriana) che congiungeva Faenza con l’Etruria.
Suggestivo tempio in stile romanico, a pianta basilicale, a tre navate, divise da archi che poggiano sopra undici colonne di marmo grigio e una di Verona, molto diverse fra loro come spessore e larghezza (forse di materiale di reimpiego di un antico preesistente tempio dedicato – come già accennato – al dio Giove Ammone). I muri della navata centrale, all’esterno, presentano pregevoli decorazioni di archetti e di lesene, poste fra le monofore. Un miliare romano con iscrizione dedicata ai quattro imperatori della decadenza (anni 376-378), una lastra, ora pallotto dell’altare centrale (VIII-IX sec.) lapide funeraria in ceramica (XVII sec.), affreschi dei secoli XIV-XVI, capitello corinzio (acquasantiera) del primo secolo d.c., testimoniano l’antichità di questa “Chiesa-Madre” della valle del Lamone.
La chiesa di Pieve Tho è aperta la Domenica e i festivi:
dal 15 aprile al 15 ottobre nelle ore 15.00-18.00
dal 16 ottobre al 14 aprile nelle ore 14.30-16.30
PARCO REGIONALE DELLA VENA DEL GESSO
Il Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola tutela e promuove un’area di grande valore, che spicca tra le eccellenze dell’Appennino settentrionale e, in generale, delle montagne italiane, come raro esempio di catena montuosa costituita esclusivamente di cristalli di gesso selenitico.
L’area protetta si estende dalla vallata del Fiume Lamone a quella del Torrente Sillaro e interessa il territorio di sei comuni: Brisighella, Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Casola Valsenio, Fontanelice, Riolo Terme. Attraversa due province, Bologna e Ravenna.
LE GROTTE
L’affioramento del Gesso di 6 milioni di anni fa, che si sviluppa in un susseguirsi di spettacolari rupi, è formato da un minerale solubile, il gesso, con un vasto sistema di grotte, doline, inghiottitoi e risorgenti, per uno sviluppo complessivo di più di 40 km. La Vena del Gesso a parte di una formazione rocciosa chiamata “formazione gessoso-solfifera” che si estende dal Piemonte alla Sicilia ma solo qui raggiunge affioramenti così notevoli.
Si tratta di una delle maggiori zone carsiche gessose d’Europa. Le grotte più note sono:
Grotta Tanaccia (Brisighella) visitabile esclusivamente con guida speleologica tutto l’anno, con esclusione del periodo invernale per tutelare il letargo dei pipistrelli.
Referente: Ivano Fabbri 339 2407028
Grotta di Re Tiberio (Riolo Terme) visitabile con guida gratuita da maggio a settembre.
CENTRO VISITE: Cà Carnè (rifugio)
Ca’ Carnè, centro visite e rifugio del parco, ben si presta ad attività didattiche, escursionistiche, di soggiorno nel verde, alla base della conoscenza e del rispetto della natura.
Ristoro ed escursioni tutto l’anno, il rifugio Ca’ Carnè offre ai suoi ospiti una struttura appena rinnovata ed ampliata con 20 posti letto.
LA ROCCA
Sorge su uno dei tre pinnacoli gessosi che dominano il borgo. Edificata nel 1310 dai Manfredi, signori di Faenza, rimase a questa famiglia fino al 1500, quando passò per soli tre anni a Cesare Borgia.
La Rocca conserva ancora le caratteristiche delle fortezze medioevali: i fori per le catene dei ponti levatoi sopra la porta d’ingresso, i beccatelli e le caditoie, i camminamenti sulle mura di cinta, le feritoie. Sede del museo dedicato al rapporto tra l’Uomo e il Gesso, anche in virtù dell’imponente cornice architettonica (che è stata oggetto di un recente restauro) e della disponibilità di spazi interni rimasti fino ad oggi privi di allestimenti stabili.
Il Museo l’Uomo e il Gesso è un percorso che attraversa la lunga storia del rapporto dell’uomo con questo territorio e con il minerale che lo caratterizza.
La scala di accesso alla Torre Manfrediana, sulla destra, è una passeggiata nella storia che parte dalla frequentazione in età protostorica delle grotte della Vena del Gesso per motivi funerari e di culto, attraversa l’età Romana con lo sviluppo dell’attività estrattiva del prezioso lapis specularis (vetro di pietra) ed arriva al Medioevo e al Rinascimento, con il fenomeno dell’incastellamento che ha visto le creste gessose protagoniste della costruzione di rocche e castelli. La sala alta della torre Manfrediana espone i pereti archeologici ritrovati nella Vena del Gesso e risalenti a queste tre diverse fasi di frequentazione.
TORRE DELL’OROLOGIO
In origine era il fortilizio fatto erigere nel 1290 da Maghinardo Pagani da Susinana con massi squadrati di gesso, per controllare le mosse degli assediati nel vicino castello di Baccagnano.
Fino al 1500 costituì, insieme alla Rocca, il sistema difensivo del centro abitato.
Danneggiata e ricostruita più volte, la torre fu completamente rifatta nel 1850 e nello stesso anno vi fu posto anche l’orologio.
Il quadrante dell’orologio è a sei ore.
Interessante vista sui calanchi, una formazione di argille azzurre, dilavate dagli agenti atmosferici.
SANTUARIO DELLA MADONNA DEL MONTICINO
Qui è venerata una sacra immagine in terracotta policroma di autore ignoto, datata 1626.
Nel 1662 fu traslata in una cappella, dove oggi sorge il Santuario, sul colle che si chiamava allora Monte Cozzolo o Calvario, forse perchè dirupato e scosceso.
Nel 1758 fu edificato l’attuale santuario che, nel corso del tempo, ha avuto numerosi rifacimenti.
L’odierna facciata fu rifatta su progetto del prof. Edoardo Collamarini nel 1926 in occasione del III centenario della sacra Immagine. Gli affreschi interni risalgono al 1854 e sono opera del faentino Savino Lega.
Le quattro opere del Palmezzano: Chiesa di S.Maria degli angeli o dell’osservanza, la collegiata di San Michele Arcangelo. (la Madonna seduta in trono, Dio Padre, Adorazione dei Magi, Gesù parla fra i dottori nel tempio).
LA MAPPA DEL PERCORSO